domenica 21 ottobre 2012

Dance Dance Dance - Haruki Murakami

Onirico. Direi che si potrebbe definire così questo libro di Murakami. Alla luce dello svolgimento della storia, la trama mi è sembrata un po' fuorviante, nel senso che è "interpretabile". Io mi ero immaginato uno sviluppo che non si è verificato, o quantomeno, si è verificato in parte, nelle meccaniche principali. Ciò che ne risulta però è forse migliore rispetto a quanto si potesse pensare.
La storia in sé è un ottimo motore trainante, ma il vero nucleo del libro è la profonda introspezione psicologica che opera Murakami. Tutti gli strumenti "paranormali" hanno come unico fine quello di spingere il protagonista/autore a porsi delle domande, a trovare i "collegamenti".
Come in Norwegian Wood, anche in questo caso vi è lo spettro della morte che gira - in misura comuque minore - tanto che questo sembra essere un tema caro all'autore, o forse è ciò che mette tutte le cose, le persone e le vicende nella corretta prospettiva.
Dance Dance Dance è un mondo a sé, creato allo scopo di far riflettere. Allora danziamo alla ricerca dei collegamenti della nostra vita.

TRAMA
È un giorno di marzo, al Dolphin Hotel di Sapporo, a.d. 1983. Alla radio suonano gli Human League. E poi Fleetwood Mac, Abba, Bee Gees ecc. Uno strano mondo, questo, dove tutto - o quasi - si può comprare. C'è un giornalista free lance che ha perso molte cose nella vita e ogni volta una parte di sé. Cammina controvento senza perdere lo slancio: forse, per mantenere la rotta, non gli interessa che lasciarsi andare alla deriva. C'è una ragazzina di tredici anni seduta da sola in bar. Ci sono una receptionist troppo nervosa, un attore dal fascino irresistibile, un poeta con un braccio solo; e un salotto a Honolulu dove sei scheletri guardano la TV. Esiste un collegamento fra queste cose, un senso anche per chi ha perso l'orientamento, basta continuare a danzare.